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Il Blog di Gianluca Sgueo

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Postilla » Diritto » Il Blog di Gianluca Sgueo » Diritto amministrativo » La selezione della classe dirigente. Otto proposte

7 novembre 2011

La selezione della classe dirigente. Otto proposte

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Un breve articolo di Carlo Malinconico pubblicato sul Corriere della Sera il 31 ottobre 2011 (qui l’articolo) discute del tema della riforma della classe dirigente italiana. Malinconico suggerisce otto proposte diverse, le utilizza per tutta la classe dirigente, sia politica sia amministrativa, e le pensa soprattutto con riferimento ai giovani.

Sono proposte interessanti, anche se a mio giudizio non tutte condivisibili. Provo a riassumerle qui di seguito, limitandomi a pensarle per la dirigenza pubblica, e suggerendo (ove possibile) una soluzione alternativa:

(1)  “Il criterio fondamentale deve essere la selezione in base al merito, il concorso pubblico come forma di accesso più corretta e soprattutto conforme a Costituzione”.

Lo strumento concorsuale rimane quello astrattamente più idoneo a operare la “scrematura” tra i più meritevoli e i meno preparati. Purtroppo però da tempo mostra gli acciacchi dell’età. Anzitutto, quella concorsuale è una tra le procedure amministrative più lunghe, costose e incerte quanto agli esiti. Capita spesso che i concorsi per l’accesso ai ruoli si protraggano per mesi. Non va meglio per le procedure concorsuali interne. Dunque, lo strumento concorsuale da solo non può reggere un peso così consistente come quello di una riforma seria della selezione dei dirigenti. Occorrono strumenti alternativi (o quanto meno complementari). La soluzione minima potrebbe essere quella del corso-concorso, che prevede diversi momenti di selezione.

(2)  “…avviare un percorso formativo comune, per scegliere le destinazioni più adeguate alle caratteristiche di ciascun selezionato. Le nostre scuole (SSPA, SSRF, ecc.), ben coordinate tra loro, possono svolgere un ruolo importante”.

Questa è una soluzione condivisibile, a patto che si accompagni a un serio ripensamento delle scuole superiori, che in Italia rappresentano notoriamente un fallimento. Non solo non sono riuscite a equiparare il sistema delle Grandi Scuole francesi (che, peraltro, oggi sono al centro di un serio ripensamento da parte del governo di Parigi) ma non hanno nemmeno rappresentato un punto di riferimento stabile e autorevole per la formazione della classe dirigente. Per questo, prima ancora di affidare la formazione continua alle scuole superiori, se ne dovrebbero ripensare le strutture, l’organizzazione e i metodi di formazione

(3) “…abbreviare i tempi della formazione, perché non è concepibile allontanare il momento di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro”.

Non sono d’accordo. È vero che la formazione nei Paesi anglosassoni dura meno (di solito un anno). È vero anche che, tradizionalmente, l’anno immediatamente dopo la laurea veniva investito dai giovani per viaggiare e fare esperienza. Oggi però il sistema sta cambiando e molti finiscono per spendere l’anno o i due successivi alla laurea in cerca di un’occupazione stabile. Il più delle volte saltano da uno stage formativo all’altro. Penso allora che sarebbe più utile integrare il biennio conclusivo del liceo e quello della laurea specialistica con brevi tirocini formativi presso istituzioni pubbliche o di volontariato. In parte questo già avviene. Il tirocinio è utile allo studente per comprendere se il lavoro che lo aspetta è quello che fa per lui, quali difficoltà e quali soddisfazioni comporta. Ed è utile anche ai datori di lavoro, che possono così valutare già i più meritevoli e integrarli nelle proprie strutture quando avranno terminato gli studi.

(4) “…laddove il concorso non c’è (…) o se, nonostante tutto, si pensa di mantenere una (limitata) aliquota di dirigenti nominati dall’esterno, occorre prevedere una selezione pubblica, sulla base della presentazione di curricula di candidati ed occorre che l’esito della comparazione sia reso pubblico”.

Pienamente d’accordo. Per riallacciarmi al primo punto: non limiterei a pochi casi la selezione di soggetti esterni. Aprirei semmai la selezione a tutti, interni ed esterni, valutando quelli che sono effettivamente più idonei a ricoprire il ruolo.

(5) “Tutte le cariche pubbliche dovrebbero essere a tempo determinato, non più di 5-7 anni”.

Limitare cronologicamente la durata di un incarico dirigenziale rischia di danneggiare i più bravi e favorire i meno capaci. I secondi, sapendo che l’incarico non supererà una certa durata in tempo, potrebbero essere incentivati a fare il minimo indispensabile, oppure a impegnarsi solamente in prossimità della scadenza del mandato. Meglio, allora, prevedere incarichi a tempo determinato ma accompagnati da una valutazione costante. Se l’esito della valutazione è positivo il fascicolo personale del candidato si arricchisce e sarà più facile per lui trovare una nuova collocazione. Se invece la valutazione è negativa il candidato potrebbe essere rimosso dall’incarico (nei casi più gravi) oppure avrebbe più difficoltà a ricollocarsi in una posizione dirigenziale.

(6) “Occorre fare largo ai giovani. Ma occorre che i giovani arrivino all’appuntamento non per saltum ma con uno svolgimento di carriera che li faccia maturare e la rotazione deve agevolare questo approdo”.

Concordo. Rotazione e formazione continua per supportare la carriera dei dirigenti, giovani e meno giovani.

(7)  “Occorre evitare che si formino carriere parallele con passaggi da una sistemazione all’altra sulla base delle pur legittime aspettative personali”.

Questo punto invece mi trova contrario. Credo infatti che una formazione eterogenea, che attinga dal privato e dal pubblico, con esperienze diverse e non necessariamente complementari, sia un punto di forza per qualsiasi dirigente. È vero che così si penalizzerebbe l’esperienza nel padroneggiare una singola materia. È vero però che ne guadagnerebbero la lungimiranza, la capacità di ragionare sulla soluzione dei problemi, il network di contatti professionali e, in ultima battuta, la stessa amministrazione, che godrebbe delle molteplici esperienze portate dal proprio corpo dirigenti.

(8) “Occorre evitare conflitti di interesse. Fenomeni di controllore controllato. Pluralità di incarichi contestuali”.

Qui ovviamente l’autore parla di sfera politica. Con riferimento alla dirigenza delle pubbliche amministrazioni il problema è fortunatamente meno grave. A mio avviso, ogni dirigente dovrebbe poter dedicare una piccola parte del proprio tempo all’insegnamento. Di modo da diffondere alle nuove leve la propria esperienza e imparare a condividere le strategie usate per risolvere i problemi.

Letture: 11245 | Commenti: 7 |
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7 Commenti a “La selezione della classe dirigente. Otto proposte”

  1. Twentyrex scrive:
    Scritto il 9-11-2011 alle ore 01:13

    Concordo sostanzialmente con tutti i rilievi fatti che si basano su una seria e rigorosa analisi della situazione attuale e su una attenta riflessione sulle ragioni dell’evidente stato di degrado e, quindi, sui criteri che possono invertire la rotta. Non conosco la sua storia, caro Sgueo, ma da vecchio dirigente non posso non apprezzare la singolare chiarezza delle sue argomentazioni che confutano efficacemente le vecchie e deleterie teorie accademiche. Al tempo stesso trovo che le ipotesi di lavoro suggerite mostrano reali possibilità di successo, pur se restano sempre condizionate dal fatto che quasi certamente a gestire tali innovazioni saranno propri gli esponenti dell’attuale nomenclatura. Da qui l’esigenza di allargare ed approfondire ulteriormente il problema che ormai è da considerare assolutamente primario per consentire al paese di frenare la sua progressiva caduta nel baratro della crisi economica e sociale. Circostanza che, per il fatto stesso di avere stimolato l’intervento del Prof. Maliconico,che rappresenta il mondo accademico ed istituzionale (entrambi fortemente compromessi ed avulsi dalla realtà), prova la gravità della situazione.
    Cordialità.

  2. Gianluca Sgueo scrive:
    Scritto il 9-11-2011 alle ore 11:20

    Gentile dottore, grazie per il commento, che ho molto apprezzato. A proposito, condivido il suo rilievo critico finale.

  3. Paolo scrive:
    Scritto il 9-11-2011 alle ore 19:54

    Un aspetto dell’intervento del Prof. Malinconico mi ha colpito: per le cariche politiche occorre provvedere con la riforma elettorale, ma i principi devono essere omogenei.
    Cosa significa nel contesto della dirigenza?
    Devono accedere alla politica solo persone dotate di una certa esperienza?
    La tesi è interessante ma utopistica; e poi non mi risulta vi siano dei sistemi dove per le candidature siano richieste particolari capacità.
    Tornando ai dirigenti mi sembra che nel nostro paese sia l’intera macchina statale a dover essere riformata. Devono essere fissati dei principi che obblighino politici e dirigenti ad agire nell’ambito di obiettivi che siano riconoscibili come fondamentali.
    Penso alla gestione economica della spesa pubblica (massimo risultato con minor utilizzo di risorse), all’interazione con gli organismi europei al fine di trarre i migliori benefici per il nostro paese e nel contempo rafforzare la struttura comunitaria ecc. ecc.
    Certo deve essere il dirigente ad orientare il politico nelle scelte che deve operare anche perchè è fondamentale che la carica politica sia limitata nel tempo.

  4. Gianluca Sgueo scrive:
    Scritto il 9-11-2011 alle ore 23:47

    Caro Paolo, io interpreto il passaggio che lei cita sulla selezione della classe politica al suo stesso modo. Nelle democrazie occidentali la regola (molto teorica per la verità) è che chiunque possa essere eletto e rappresentare gli elettori. Dunque quella dell’esperienza è più una regola non scritta. Sinceramente poi rifuggo dai politici di professione. Sono come i professori universitari che vivono fuori del mondo e scrivono di cose che non hanno alcuna attinenza con la realtà.
    Sulla sua seconda osservazione è impossibile dissentire. Un solo inciso: ok alla limitazione temporale, anche se i bravi dovrebbero avere la possibilità di essere provati in altri incarichi quando terminano il mandato. I meno bravi invece no. Semplice a dirsi, (apparentemente) impossibile a farsi.

  5. Tommy scrive:
    Scritto il 23-6-2012 alle ore 12:33

    A proposito di classe dirigente vi consiglio l’intervista di questo ing. Luca Attias:
    http://saperi.forumpa.it/story/66057/la-classe-dirigente-che-non-ce-luca-attias-forum-pa-2012?page=1
    e ancora meglio il suo intervento al Forum PA:
    http://saperi.forumpa.it/story/68340/la-valorizzazione-delle-competenze-nella-pa-il-video-del-keynote-di-luca-attias
    merita veramente dedicarci un pò di tempo.

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