18 gennaio 2011
Semplificare amministrando: la burocrazia che fa male all’impresa
Il tema della semplificazione amministrativa per le imprese è trasversale. Mette d’accordo gli schieramenti politici, le scuole dei giuristi, gli economisti e gli studiosi di management. Semplificazione, del resto, è un concetto che si può declinare in tanti modi diversi quanti sono i suoi attuatori. Ridurre il numero dei provvedimenti normativi, facilitare la comprensibilità del linguaggio amministrativo, accellerare la conclusione dei procedimenti e, appunto, agevolare la vita degli imprenditori: sono tutti obiettivi comuni (e noti) ai fautori della semplificazione.
Il governo italiano dal 2008 ha varato una serie di iniziative finalizzate alla riduzione degli oneri amministrativi a carico delle piccole e medie imprese (quelle che soffrono di più dei carichi burocratici). Lo scopo è quello di migliorare la competitività, ma anche quello di ridurre i costi per la collettività. Secondo le stime della Commissione europea i costi ammontano al 4,6% del PIL (ossia circa 70 miliardi di Euro l’anno che si buttano via a causa di vincoli burocratici eccessivi o addirittura inutili). Quattro iniziative in particolare meritano una segnalazione. Sono contenute nel Piano per la semplificazione amministrativa per le famiglie e le imprese 2010-2012:
1. Il principio di proporzionalità degli oneri burocratici - Il principio prevede la differenziazione del numero e tipologia di adempimenti amministrativi imposti alle imprese in base alle dimensioni, al settore di riferimento e all’effettiva esigenza di tutela degli interessi pubblici. Questo significa che una piccola impresa con capitale ridotto e modesta forza lavoro sarà tenuta ad ottemperare ad un numero di adempimenti burocratici molto inferiore rispetto a quelli gravanti su un’impresa di medie o grandi dimensioni.
2. La carte dei doveri sulle “molestie amministrative” – L’espressione, suggestiva, “molestie amministrative” fa riferimento a tutte le richieste inutili e onerose che l’attuale normativa impone alle imprese. La Carta dei doveri dovrebbe contenere un numero minimo di principi chiave per garantire ai cittadini il pieno e completo esercizio del diritto a fare impresa.
3. Il Taglia-oneri – L’iniziativa taglia-oneri nasce a seguito della creazione di una commissione coordinata dall’Ufficio per la semplificazione del dipartimento della Funzione Pubblica, alla quale partecipano associazioni imprenditoriali e l’ISTAT. In una prima fase, la commissione individua le procedure e gli adempimenti più costosi. In una seconda fase si valutano quali “tagli” possono essere fatti senza incidere sulla legalità. In una terza fase, infine, vengono aboliti gli oneri amministrativi che, sulla base del censimento, risultano economicamente più gravosi e meno incentivanti per la produzione delle imprese.
4. “Burocrazia: diamoci un taglio!” – L’ultima iniziativa ha previsto la creazione di un portale online sul quale cittadini e imprenditori hanno potuto segnalare le disfunzioni della macchina burocratica, per suggerire al governo le aree di maggiore criticità su cui focalizzare i primi interventi.
Sono certamente tutte iniziative encomiabili. Alcune, peraltro, hanno già trovato uno sbocco normativo. Altre (la maggioranza purtroppo) attende una definizione più completa, in sede legislativa o di attuazione regolamentare. Per tutte però valgono però le seguenti perplessità:
1. La prima è quella legata alla stabilità dell’esecutivo. E’ vero, come ho scritto in precedenza, che le riforme sulla semplificazione incontrano un consenso diffuso anche tra le forze politiche. E’ però anche vero che il dibattito sulle modalità concrete attraverso cui mettere in pratica il principio dell’amministrare semplificando divergono (talora) fortemente. Un esecutivo poco stabile, o addirittura dimissionario, costringerebbe a tornare al punto di partenza, rinegoziando gli interventi e le priorità (è stato così con la buona riforma Bersani sulle liberalizzazioni, progressivamente erosa dalle misure varate dal governo in carica).
2. La seconda perplessità riguarda la carta dei doveri. Uno strumento di moral suasion, in un’epoca come quella attuale e nel panorama politico-istituzionale italiano, rischia di concludersi in un nulla di fatto. I codici etici funzionano laddove esistono condizioni di stabilità istituzionale e fiducia dell’elettorato nelle istituzioni. Viceversa, rischiano di tramutarsi in specchietti per le allodole privi di benefici concreti.
3. Infine, le iniziative che raccolgono l’opinione degli utenti restano sempre le benvenute. Migliorano il dialogo tra cittadini e istituzioni e consentono ai poteri pubblici di testare le esigenze reali dei destinatari delle decisioni. Come sempre, però, queste iniziative mancano di indicare in che modo e misura il governo prenderà in considerazione le opinioni espresse. é vero che non è nello scopo di tali iniziative creare un vincolo giuridico sugli amministratori. è anche vero che senza alcun vincolo, le opinioni degli interessati rimangono tali.
Scritto il 24-1-2011 alle ore 13:45
Applico la semplificazione proprio al testo qui sopra:
no: ‘accellerare’, ma: ‘accelerare’
no: ‘pieno e completo’, ma: ‘pieno’
no: ‘La prima è quella legata’, ma: ‘La prima è legata’
Scritto il 24-1-2011 alle ore 13:56
Grazie. Mi spiace x l’errore di battitura (accellerare anziche’ accelerare). Le altre sono osservazioni di stile di cui prendo atto, senza condividerle.
Non capisco poi il nesso tra le osservazioni sulla semplificazione del linguaggio e quella burocratica. La prima, di cui peraltro ho scritto in precedenti post, riguarda il linguaggio. La seconda, di cui tratto nel post, no.
Scritto il 24-1-2011 alle ore 14:38
Semplificare significa anche parlare chiaro. Chi dice ad esempio “entro e non oltre” anziché “entro” (in inglese “within”) ha secondo me maggiori difficoltà nel semplificare la burocrazia.
E’ chiaro che un ricorso meno ossessivo alle marche da bollo e un accorpamento delle imposte sono esempi di interventi più massicci a favore della semplificazione.
I miei migliori auguri!
Scritto il 24-1-2011 alle ore 14:41
Su quest’ultima cosa sono pienamente d’accordo con lei. Grazie per gli auguri, che ricambio!