5 gennaio 2011
Amministrazione 2.0 – I social networks sono utili alle pubbliche amministrazioni?
Quando, a fine novembre 2010, la Giunta regionale del Lazio (presto seguita dal Consiglio regionale) ha bloccato gli accessi dai computer interni a facebook, c’è stata una piccola rivoluzione, e la relativa attenzione dei quotidiani. Nell’occasione, l’amministrazione sosteneva (e sostiene ancora) che i livelli di produttività media erano seriamente compromessi dai continui e duraturi accessi di oltre il 70% del personale ai social networks più conosciuti, facebook su tutti. I funzionari, invece, sostenevano (anche loro lo sostengono ancora) di collegarsi a facebook per svolgere attività lavorativa. Il personale delle segreterie politiche, ad esempio, trova facebook un eccellente strumento per curare la comunicazione dei vari assessorati.
Il caso simpatico che ho appena descritto è in realtà soltanto uno dei molti sintomi di un fenomeno più vasto e complesso: le amministrazioni pubbliche italiane, sia centrali che territoriali, cominciano a fare un uso intenso del web 2.0 (un’espressione con cui si indica i nuovi modi di costruire il web, più interattivi e meno statici). Mi limito a tre esempi:
- Le Regioni Umbria ed Emilia Romagna da circa due anni hanno avviato un processo di rinnovazione dei portali web istituzionali. In entrambe le amministrazioni i cittadini hanno la possibilità di seguire l’iter dei lavori in Consiglio, partecipare a forum di discussione a tema e, nel caso dell’Emilia Romagna, entrare in contatto con tecnici ed esperti.
- Numerosi Comuni italiani (Torino, Venezia e Napoli ad esempio) fanno uso di twitter. Twitter, per i non esperti, è un microblog che consente di postare brevi messaggi e link ad altri siti e informazioni. Molti amministrazioni locali oggi usano twitter per offrire ai cittadini informazioni sulla mobilità urbana, sugli eventi culturali, sui processi partecipativi in corso, sull’andamento delle gare di appalto, ecc.
- é sempre più frequente, infine, la presenza di siti istituzionali interattivi, che consentono agli utenti di condividere, commentare e diffondere i contenuti. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, ad esempio, ha inaugurato due portali web dedicati al programma culturale delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità d’Italia. Il primo risponde ad uno schema più tradizionale. Il secondo (www.iluoghidellamemoria.it) offre invece la possibilità di segnalare eventi culturali legati alle celebrazioni, e ha un sistema di feeds, utile a tracciare le informazioni e verificare quelle più lette.
I vantaggi del web 2.0 per i cittadini sono notevoli. L’uso delle nuove tecnologie non solo consente un avvicinamento delle amministrazioni alle comunità locali, ma è anche uno strumento utile per aumentare la trasparenza e l’informazione. Inoltre, il web può diventare uno strumento importante per la comunicazione inter-istituzionale. Ci sono però anche dei problemi. Ne parla, tra gli altri, Michele Solla nei suoi posts su Lab4:
- Il primo problema è quello del tempo. Gli utenti dei social networks (ma in generale di tutte le nuove tecnologie informatiche) sono abituati a tempi di risposta molto ridotti. Riadattare la logica dei social networks alle pubbliche amministrazioni potrebbe agevolare la rapidità di risposta di queste ultime, ma difficilmente sarebbe in grado di pareggiare i conti con i tempi (brevissimi) di risposta ordinari tra utenti privati.
- Un secondo problema riguarda la riservatezza dei dati trattati. è evidente che il paradigma dei social networks dovrà essere adattato alle strutture amministrative, e non viceversa. Lo richiedono, tra gli altri, problemi di privacy. I dati a disposizione delle amministrazioni non possono essere ceduti e ad un’impresa privata e da questa gestiti in via esclusiva.
- C’è poi il vecchio problema dell’alfabetizzazione informatica. é vero che è un problema che andrà risolvendosi da solo, mano a mano che la popolazione avrà acquisito dimestichezza con gli strumenti telematici. Ma è anche vero che, allo stato attuale, non tutti dispongono di una connessione ad internet o hanno a disposizione le conoscenze necessarie per accedere al web.
A mio giudizio siamo già entrati nell’Amministrazione 2.0 – gli esempi che ho citato sono parte di una casistica molto ampia. Del resto, informare e comunicare tramite il web è uno strumento che massimizza i risultati a fronte dei costi (spesso pari a zero). Ma allo stato attuale l’interattività è quasi sempre unidirezionale: dall’amministrazione ai cittadini. Non esiste (o meglio, è quasi sempre assente) il percorso inverso: dai cittadini all’amministrazione. I casi dei forum e degli strumenti telematici di partecipazione sono ancora l’eccezione e, in molti casi, funzionano a singhiozzo o non funzionano affatto. Lo sforzo sarà dunque quello di rendere realmente interattivo lo svolgimento dell’attività amministrativa, sposando (ma contestualmente rimodellando) il concetto di social network.
Per farlo adeguatamente serviranno giovani professionisti e una mentalità aperta (che, purtroppo, sono tra gli assenti illustri dell’amministrazione italiana).
Scritto il 5-1-2011 alle ore 22:45
Non solo. Per completezza, evidentemente mancante, volevo segnalare uno strumento utilizzato dal Comune e dalla Provincia di Roma. Si chiama Questback ed è un’applicazione web che consente alle amministrazioni di raccogliere informazioni e feedback dagli utenti che partecipano ai corsi di formazione. Il software, realizzato in Norvegia, si dirige verso il Web 3.0 per costruire corsi di formazione su misura per i cittadini. Spero in un’informazione migliore e meno retorica.
Scritto il 5-1-2011 alle ore 22:49
Sì Lallo, ne avevo sentito parlare anche io. So che lo usano in molti Paesi.
Scritto il 6-1-2011 alle ore 09:45
I social networks sono sicuramente utili alla pubblica amministrazione quanto ai cittadini soprattutto se usati nell’ottica di favorire l’interoperabilità e la piena cooperazione tra le stesse pubbliche amministrazioni oltrechè informare il cittadino.
Scritto il 6-1-2011 alle ore 10:38
Grazie per le vostre segnalazioni. Naturalmente non era mia intenzione elencare tutti i social networks attualmente operativi.
Molto interessante l’esperienza di questback.
Scritto il 8-1-2011 alle ore 19:24
non vedo la difficoltà per il servizio tecnologie informatiche di autorizzare a facebook (o chi per esso) i soli 5 dipendenti su 13.000 che devono avervi accesso per finalità istituzionali (e monitorare i messaggi istituzionali degli stessi 5).
Scritto il 9-1-2011 alle ore 19:23
Per Paolo Bianco:
in effetti nel caso della Regione Lazio è stato così. L’interdizione dall’accesso a facebook non è valida per i consiglieri, al Consiglio, e per gli assessori, alla Giunta.
Scritto il 12-1-2011 alle ore 19:59
Grazie per la citazione nel tuo articolo, condivido il tuo pensiero e le tue conclusioni e se posso ti vorrei segnalare questo mio articolo http://lab4blog.wordpress.com/2010/11/22/social-network-pubblica-amministrazione/ che penso possa completare i tuoi argomnti
Scritto il 1-9-2011 alle ore 14:02
[…] di democrazia partecipativa le lascio da parte, una volta tanto (avendone voglia ne trovate cenno qui). In questa sede credo sia utile sottolineare la novità rispetto a offerte formative simili, ma di […]