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Postilla » Diritto » Il Blog di Gianluca Sgueo » Diritto internazionale e comunitario » Concerning States of Mind, Disturbing the Minds of States

8 febbraio 2010

Concerning States of Mind, Disturbing the Minds of States

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La conferenza internazionale organizzata dall’Università di Toronto, titolante “Concerning States of Mind, disturbing the Minds of States“, si è svolta dal 29 al 30 gennaio 2010. I due giorni di dibattito tra ricercatori e studiosi provenienti dalle università canadesi, statunitensi ed europee hanno consentito un intenso scambio di idee e opinioni sullo stato corrente del diritto internazionale. Nel corso dei lavori della conferenza, una serie di panels a tema hanno visto confrontarsi gli autori dei papers, alcuni professori invitati a svolgere le funzioni di discussants e il pubblico degli intervenuti.

Provo a sintetizzare, per punti, gli aspetti più importanti emersi nel corso della conferenza. Ce ne sono tre che, a mio giudizio, assumono particolare interesse agli occhi degli studiosi di diritto pubblico interenazionale.

  1. Un primo profilo particolarmente discusso ha riguardato l’idea di compliance: ovvero l’attuazione degli obblighi internazionali da parte dei governi nazionali. Benchè, per un verso, il numero di trattati internazionali sia cresciuto in numero (e con essi gli obblighi per gli Stati membri) per altro verso sono aumentate le ipotesi di violazione degli obblighi internazionali da parte degli Stati.
  2. Alla compliance si lega, in funzione di causa ad effetto, il concetto di sovranità. Quando gli Stati applicano la norme internazionali (e, prima, quando sottoscrivono accordi di diritto internazionale) cedono porzioni di sovranità. Tuttavia, quando un governo si rifiuta di applicare il diritto sovrastatale lo fa per ragioni legate, in maniera più o meno diretta, alla propria sovranità. Se ne deduce che, per quanto ridotta, la sovranità resta il principale strumento attraverso il quale i governi si riappropriano (non sempre legittimamente) di funzioni decisionali.
  3. Un terzo profilo interessante riguarda lo sviluppo di regole e norme, ma anche la nascita di istituzioni, operanti a livello sovranazionale. Queste sono, secondo i detrattori, uno strumento ancora debole, come dimostrano le ripetute occasioni in cui l’operato dei singoli Stati ne contraddice la presenza. Secondo altri, invece, sono proprio le norme e i principi di governance operanti a livello sovranazionale, e le istituzioni che si occupano di produrle e diffonderle, che possono garantire lo sviluppo coerente dell’arena giuridica internazionale.

La domanda di fondo è, secondo me, ben sintetizzata dal gioco di parole che ha dato il nome alla conferenza. Da qui una seconda domanda: l’arena sovranazionale si muove verso un ordine sistemico? Oppure sono le singolarità a prevalere, e dunque una frammentazione ulteriore?

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